Play-IMmobil
A causa del Coronavirus, nelle ultime settimane la nostra vita frenetica ha subito un forte, inaspettato arresto, un blocco che rimarrà impresso nelle singole storie personali come in quella del mondo intero.
Non avrei mai pensato di attraversare quelle difficoltà che, fino ad ora, erano legate ai racconti di guerra e di dopoguerra dei miei nonni e dei miei genitori. Invece, eccomi qui, assieme a milioni di altre persone, in reclusione forzata. Esseri viventi in vite sospese.
Ho pensato allora a quando, da bambina e, in un tempo più recente, con le mie figlie ancora piccole, giocavo con le bambole a simulare una vita parallela e puramente inventata. Pupazzi, peluches, bambole in miniatura: piccoli esseri inanimati che con abile maestria di gioco e di fantasia, riuscivamo a rendere reali. I “giochi di ruolo”, così definiti dagli esperti, ovvero vere e proprie improvvisazioni ricreate in uno spazio immaginario in cui si alternano fatti e personaggi che si ispirano a racconti e fiabe; persino a situazioni reali.
Nella moltitudine di possibilità di rappresentazione fotografica di questo grave momento, mi sono rifugiata nei ricordi e, ritornata nuovamente bambina, mi sono immersa in quei giochi antichi. Questa volta, però, tutto si è invertito: i piccoli omini di plastica hanno lasciato le loro dimore colorate, i loro oggetti ordinati e si sono introdotti nella mia piccola casa abitandone gli spazi, utilizzandone gli oggetti e prendendo le mie abitudini. L’essere umano è diventato inanimato, così come mi sono sentita io stessa: immobile, rigida, grave, inerme.
Ho voluto “fare il verso” ai personaggi della Playmobil, ne ho preso in prestito le fattezze e le rigide movenze, anteponendole a me e alle mie abitudini riviste e rivisitate.
Ne è nato un progetto “work in progress” che ho così rinominato Play-IMmobil. Mi accompagnerà in questo periodo particolare, mi servirà per affrontarlo, metabolizzarlo e per convivere con l’idea che non sarà né semplice né immediato tornare alla vita dei mesi scorsi.
E’ una parafrasi visionaria, un anagramma concettuale: è il destino che si ribalta e che gioca con le nostre vite e con le nostre abitudini, le esaspera e le sdrammatizza ironicamente nel difficile dramma dell’incerto.